ANNO 14 n° 120
Un viterbese a New York
''C'ero una volta
in America''
>>>>> di Andrea Bentivegna <<<<<
05/09/2014 - 00:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Santa Rosa segna per i viterbesi la fine dell'estate, io non faccio eccezione. Sono qui nella città dei Papi, il jet lag si sente tutto, e la malinconia è tanta.

Sono trascorsi due mesi, ho vistato nove dei cinquanta stati, ho lasciato un ginocchio, quello sinistro, sui campi di calcio, o per meglio dire soccer, della grande mela ma ho acquistato diversi punti percentuali di colesterolo nel mio sangue e trascorso settimane intense comprando ben 24,6 kg (valigia compresa) di roba di ogni genere.

New York è un sogno, un film che si avvera, il ristorante dove Sally simula un orgasmo di fronte ad un imbarazzato Harry, il parco di Washington Square dove Robbert Redford cammina a piedi nudi, la città in cui il piccolo Kevin McCallister 'riperde' l'aereo e si smarrisce, dove c'è ancora la caserma dei Ghostbuster (uno dei film preferiti dell'infanzia di chi scrive), dei capolavori di Woody Allen e molti altri.

New York è la sorpresa di uscire per la prima volta dalla metropolitana ed avere la sensazione che l'orizzonte, quello a cui siamo abituati, non basta più, che lo sguardo umano non è sufficiente per poter guardare Manhattan.

La città che non dorme mai, anche perché qui sono estranei al concetto di tapparella o anche solo di tenda per cui alle sette meno un quarto tenere gli occhi chiusi è impossibile.

New York è la patria degli hipster con baffi e bicicletta, dell'Hip Pop, degli ebrei ortodossi con i loro riccioli e gli abiti neri, dei mussulmani che pregano nel mezzo di Herald Square, dei bankers di Wall Street, dei fanatici sport , la città delle modelle scheletriche e della popolazione sovrapeso, e vorrei ben vedere con quello che si mangiano.

La città in cui il vapore esce dai tombini, dove i camioncini del gelato si riconoscono dalla musichetta che diffondono per le strade, in cui lo shopping non è un passatempo ma una vera e propria esperienza antropologica.

Ma New York non è l'America, è piuttosto il sogno americano che ci hanno insegnato ad adulare, la parte migliore di questo paese pieno zeppo di contraddizioni.

Questa città va visitata, ma ancora di più, andrebbe vissuta, ed io, per due mesi, ho avuto l'enorme fortuna di farlo, ed ora è finita.





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